“Avete fatto un regalo di Natale a Facebook con cinque mesi di anticipo”. La multa di 5 miliardi “è uno schiaffetto al polso”, ha twittato il democratico David Cicilline, presidente della Commissione Antitrust della Camera alla Federal Trade Commission dopo la decisione, ampiamente preannunciata, della multa da circa 5 miliardi di dollari a Facebook per lo scandalo Cambridge Analytica.

Brexit e presidenziali 2016 
I libri di storia diranno se la società di consulenza politica britannca, che aveva nel board come vice presidente lo stratega neocon Steve Bannon, abbia davvero cambiato il corso degli eventi attraverso le sue campagne sui social network, influenzando le opinioni pubbliche sulle due sponde dell’Oceano, tra il referendum sulla Brexit e le elezioni presidenziali americane del 2016. Elezioni americane nelle quali Cambridge Analytica seguiva per contratto la campagna di Trump e anche di altri candidati repubblicani.

87 milioni di dati personali 
I fatti accertati dalla Federal Trade Commission intanto dicono che Facebook ha violato i dati personali di 87 milioni di utenti, contravvenendo a un accordo del 2011 tra Facebook e la stessa Ftc sulla protezione della privacy. Si tratta della sanzione più elevata mai decisa dall’amministrazione contro un gigante della Silicon Valley, oltre duecento volte l’ultima multa di 22,5 milioni di dollari pagata da Google nel 2012 per violazione delle regole sulla privacy. L’Ftc è la stessa Authority federale che nel 2016 decise i 14,7 miliardi di multa contro Volkswagen per lo scandalo dieselgate. Tuttavia da allora il mondo è cambiato. Ogni mese 2,7 miliardi di persone nel mondo entrano in uno dei network di Facebook che oltre alla piattaforma social più popolare del pianeta controlla WhatsApp, Instagram e Messenger.

Nuove regole per la tutela della privacy 
Negli Stati Uniti i legislatori di entrambi gli schieramenti stanno lavorando a nuove regole sulla privacy per le grandi aziende tecnologiche. Zuckerberg ha detto che un buon quadro di riferimento potrebbe essere basato sulla normativa europea per la protezione dei dati personali e per la privacy entrata in vigore nel giugno dello scorso anno (General data protection regulation o Gdpr). La senatrice Elizabeth Warren, candidata per una nomination democratica alle prossime presidenziali, ha addirittura proposto una divisione della società, posizione sostenuta anche dal co-fondatore di Facebook Chris Hughes. Persino il Fondo monetario internazionale di recente ha invitato i governi ad agire perché l’economia digitale ha creato una concentrazione di mercato giudicata eccessiva. Troppo potere in mano a poche società. Un’anomalia che va corretta per il corretto funzionamento dei sistemi democratici, secondo l’Fmi.

Fine del far west 
La multa miliardaria a Facebook in ogni caso mette fine a venti anni di mancata sorveglianza sulle grandi aziende tecnologiche e sancisce la fine del far west e delle libere praterie di Internet. E’ tanto più significativa politicamente perché è arrivata con l’attuale amministrazione, nonostante i passati rapporti della società di consulenza politica inglese – che ha chiuso i battenti travolta dallo scandalo – con l’attuale inquilino della Casa Bianca: si tratta dell’azione regolamentare più importante decisa finora dall’amministrazione Trump contro una delle più grandi e potenti aziende americane.

Voto non unanime 
Il consiglio della Federal Trade Commission si è diviso sul verdetto a Facebook: tre voti a favore della multa da 5 miliardi da esponenti repubblicani, contro due contrari di democratici che chiedevano una penalità maggiore. La proposta di accordo negoziale deve essere approvata dal Dipartimento di Giustizia, ma di rado il ministero rifiuta gli accordi extragiudiziali presi dell’agenzia per la protezione dei consumatori.

Indagine partita nel 2018
L’indagine della Ftc era partita nel marzo 2018, dopo un’inchiesta giornalistica del Guardian e del New York Times che avevano scoperto che il social network aveva permesso alla società di consulenza politica di avere accesso alle informazioni personali dei suoi utenti.

L’app con il quiz 
Cambridge Analytica aveva sviluppato una applicazione con un quiz che sfruttava le informazioni di chi la installava e dei loro amici, pratica consentita in passato da Facebook. Tali informazioni avrebbero aiutato Cambridge Analytica a creare dei profili di utenti tipo, in modo da permettere ai loro clienti – i politici o i comitati elettorali – di indirizzare meglio le persone con messaggi mirati.

Reazione positiva dei mercati 
La multa non ha sorpreso i mercati finanziari. Facebook nonostante lo scandalo e le critiche, continua a crescere in una corsa senza soste. Nel 2018 ha riportato 55 miliardi di dollari di ricavi, con un margine operativo superiore al 40%, una percentuale effettiva di tasse del 14% e domina il mercato dell’advertising digitale assieme a Google. Ad aprile Menlo Park ha riportato conti record per il primo trimestre con 15,o6 miliardi di ricavi (+26%), 40 miliardi di riserve. In quell’occasione aveva annunciato un accantonamento di 3 miliardi, in previsione della multa di 5 miliardi che alla fine dei lunghi negoziati è arrivata, come previsto. Per questo venerdì dopo la notizia dell’accordo con la Ftc le azioni di Facebook a Wall Street hanno chiuso le contrattazioni con un rialzo del 1,8%, a 204,87 dollari, sui livelli più alti degli ultimi anni (+56% da gennaio), con una capitalizzazione arrivata a 584,8 miliardi.

Le nuove regole di Facebook 
Oltre alla multa, le conseguenze del nuovo accordo con l’agenzia federale per il gruppo di Mark Zuckerberg potrebbero essere enormi: prima di offrire nuovi prodotti Facebook dovrà documentare ogni decisione sui dati personali, controllare le app di terzi che riguardano le informazioni degli utenti per attestare che la società ha protetto la privacy. Per 20 anni Facebook dovrà sottoporsi a regolari controlli sulla privacy da parte di revisori esterni. Zuckerberg da mesi è impegnato in questa battaglia per riconquistare la verginità perduta sulla privacy. Il social network ha di recente deciso di bloccare i profili di personaggi che con i loro post istigano alla violenza e all’odio, le pagine dei fan e dei gruppi affiliati, ha già modificato le regole per le pubblicità elettorali e per il rispetto della privacy dei suoi utenti.

Libra al Congresso 
Il Dipartimento alla Giustizia ha appena avviato una seconda inchiesta sulle pratiche anti concorrenza che coinvolge Facebook, Apple, Amazon e Google. Il gruppo di Zuckerberg è stato anche travolto dagli interrogativi che arrivano dai governi e dal sistema bancario per la sua proposta di creare una moneta digitale, Libra. La prossima settimana al Congresso, David Marcus, il manager di Facebook che segue il progetto, cercherà di spiegare e di difendere i piani della sua società sulla criptovaluta ai parlamentari americani. Un argomento di cui si parlerà anche nel vertice G 7 in Francia dei ministri finanziari e dei governatori centrali.

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