Manca poco più di un mese al 16 dicembre, data entro la quale 154 mila Srl dovranno nominare l’organo di controllo o un revisore. Nonostante le richieste, il termine fissato dal codice della crisi non verrà rinviato. È un adempimento che tocca un platea di aziende molto ampia. Secondo l’ultima elaborazione di Unioncamere sui bilanci 2018, si tratta di circa 154mila imprese. In base ai parametri introdotti a giugno scorso, l’obbligo scatta se per due anni consecutivi viene superato anche solo uno dei tetti previsti . Quello indicato da Unioncamere è un numero massimo, che non dovrebbe comunque cambiare molto se si estende l’analisi ai bilanci 2017.

Le nomine
Per mettersi in regola le Srl possono nominare un sindaco o un revisore. «La scelta è libera. È l’azienda che deve capire se ha bisogno del collegio sindacale, di un controllo della governance o di un organo di revisione esterna», spiega Ciriaco Monetta, presidente dell’Istituto nazionale dei revisori legali. Dal punto dei vista dei compensi però non cambia molto. È vero che per i sindaci la retribuzione, in base al Codice civile, è stabilita dall’assemblea e non esistono parametri di riferimento. Ma quelli eventualmente nominati dalle Srl per adempiere al nuovo obbligo dovranno essere anche iscritti al registro dei revisori legali.

I compensi

Per i revisori esistono valori di riferimento che, dopo l’abolizione delle tariffe, hanno solo carattere orientativo. «I parametri contenuti nel Dm 169/2010 e mai aggiornati – continua Monetta -rappresentano comunque un punto di riferimento non vincolante. Ma la regola fondamentale è che il compenso va determinato in base alla complessità dell’azienda».

Prima di accettare un incarico il revisore deve quindi svolgere un’indagine preliminare in cui stimare risorse professionali e ore necessarie e pianificare la revisione.

Proprio in vista delle nuove nomine, il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti (Cndec) ha pubblicato un documento sulla “Revisione legale nelle nano-imprese”, espressione con cui il documento identifica le aziende investite dal nuovo obbligo. Il documento fornisce indicazioni precise sullo svolgimento dell’attività nelle realtà più piccole. «Riteniamo che siano necessarie almeno 40-50 ore annue. Ma vanno sempre valutate dimensioni e necessità dell’azienda», dice Raffaele Marcello, consigliere delegato alla revisione legale e membro del gruppo di lavoro che ha messo a punto il documento. «Oggi le retribuzioni variano molto a livello territoriale – aggiunge Marcello -, a Milano un compenso orario può essere di 100 euro e a Napoli di 50».

Ma oltre all’importo conta il monte ore. «In un mercato frantumato spesso si instaura una concorrenza al ribasso – aggiunge Monetta – in cui non solo le retribuzioni orarie non rispettano il range di 50-15o euro indicato dal Dm 169, ma anche il monte ore viene tagliato, senza tener conto del fatto che l’attività di revisione è sottoposta al controllo di qualità del Mef (ad oggi però ancora inattuato) e che per le aziende si tratta di un risparmio controproducente, che potrebbe portare più danni che benefici. La battaglia per l’equo compenso è necessaria».

Le sanzioni
In caso di inadempienza, l’articolo 2477 del Codice civile stabilisce che la nomina venga effettuata dal tribunale su richiesta di qualsiasi soggetto interessato o su segnalazione del conservatore del registro delle imprese. «La norma non prevede sanzioni», dice Andrea Foschi, componente del Cndcec con delega alla crisi d’impresa. «Stiamo quindi cercando una soluzione che permetta di far slittare l’adempimento alla prossima approvazione del bilancio. Il documento è pronto, ma l’ultima parola spetta a Unioncamere».

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